L'ARTE? RUBBISH !
(Achille Bonito Oliva - ed. Electa)
(Achille Bonito Oliva - ed. Electa)
....Delle Chiaie agisce con un atteggiamento fenomenologico, per cui il mondo è il mondo della vita e l'arte è arte totale.
Per Delle Chiaie ogni spazio è diventato il luogo possibile dell'evento artistico, come d'altronde è avvenuto per molti protagonisti del situazionismo, Fluxus e Gutai.
All'aperto o al chiuso Delle Chiaie ha agito mediante l'impiego di materiali e linguaggi, provenienti da diverse aree, associando mezzi e strumenti, tra loro i più disparati.
Tale atteggiamento interdisciplinare ed il suo esercizio in spazi alternativi ci permettono di collocare l'artista romano in una ideale tribù dell'arte che ha anticipato ricerche sviluppatesi in molti decenni, dall'arte concettuale al comportamento.
Naturalmente il gruppo Fluxus non è l'unico antecedente linguistico, perchè significherebbe riportare Delle Chiaie in un ambito circoscritto ed estetico, dal quale egli ha cercato di uscire, attraverso il collegamento di artisti affini tra loro non per poetica ma per posizione verso la vita.
Delle Chiaie ha operato principalmente per dissotterrare l'energia del mondo, fisica e mentale. Per questo egli è un solitario creatore che ci consente soltanto di collocarlo in una famiglia di artisti che non sono parenti tra loro, in quanto la sua opera è una continua messa in situazione.
Una visione del tempo, filtrato e rallentato dall'assunzione dell'ottica dello Zen, permette a qualsiasi oggetto e a qualsiasi gesto di varcare la soglia dell'arte.
Con Delle Chiaie l'oggetto è assunto nella sua a-funzionalità, nel suo apparire fenomenico, il gesto viene compiuto anche se viene prodotto per distruggere l'oggetto. La distruzione dell'oggetto è contraria all'idea tradizionale dell'arte che tende a renderlo funzionale attraverso la sua conservazione e il suo uso, il suono. Ma il suono può significare anche il rumore prodotto dai colpi ripetuti dell'artista che lacera l'oggetto o appallottola intorno a un microfono un foglio di carta.
Il suono non sono solo codici della musica, ma anche il rumore della vita che così diventa musica. La distanza tra l'arte e la vita è sottilissima, dipende soltanto dalla coscienza linguistica dell'artista che compie il gesto.
Forse Delle Chiaie tende, attraverso l'arte, all'architettura sociale, intesa come processo di dinamica permanente che entra in ogni circostanza della vita e dell'organizzazione sociale.
.......L'arte per Delle Chiaie è un modo di conoscenza ed una costante presa di coscienza dei livelli plurimi della vita, una sorta di rivoluzione permanente, che non s'attesta mai sulle proprie posizioni e sulle proprie conquiste. Ma anzi utilizza il proprio agire, non per circoscrivere la presenza e l'intervento , ma per espanderli e dilatarli non nell'acquisizione formale di norme e nuovi linguaggi, bensì per produrre un'arte che è reale soltanto quando produce modelli di comportamento alternativi rispetto al sistema.
Tale modello, proposto come contagio sociale, è sicuramente un uso della libertà, una libertà liberata. Per questo Delle Chiaie ha scelto come teatro espositivo l'en plain air dell'Ara Pacis.
L'arte non è un fine ma un mezzo che massaggia il muscolo atrofizzato della comunità, buca la sensibilità pellicolare del corpo sociale e l'immaginario collettivo, anche per strada. L'arte è rubbish, robaccia utile all'inciampo di un'umanità disastrata dalla telematica.
Fausto Delle Chiaie è un inviato speciale nella realtà che corre in soccorso della vita. Anche la nostra.
Per Delle Chiaie ogni spazio è diventato il luogo possibile dell'evento artistico, come d'altronde è avvenuto per molti protagonisti del situazionismo, Fluxus e Gutai.
All'aperto o al chiuso Delle Chiaie ha agito mediante l'impiego di materiali e linguaggi, provenienti da diverse aree, associando mezzi e strumenti, tra loro i più disparati.
Tale atteggiamento interdisciplinare ed il suo esercizio in spazi alternativi ci permettono di collocare l'artista romano in una ideale tribù dell'arte che ha anticipato ricerche sviluppatesi in molti decenni, dall'arte concettuale al comportamento.
Naturalmente il gruppo Fluxus non è l'unico antecedente linguistico, perchè significherebbe riportare Delle Chiaie in un ambito circoscritto ed estetico, dal quale egli ha cercato di uscire, attraverso il collegamento di artisti affini tra loro non per poetica ma per posizione verso la vita.
Delle Chiaie ha operato principalmente per dissotterrare l'energia del mondo, fisica e mentale. Per questo egli è un solitario creatore che ci consente soltanto di collocarlo in una famiglia di artisti che non sono parenti tra loro, in quanto la sua opera è una continua messa in situazione.
Una visione del tempo, filtrato e rallentato dall'assunzione dell'ottica dello Zen, permette a qualsiasi oggetto e a qualsiasi gesto di varcare la soglia dell'arte.
Con Delle Chiaie l'oggetto è assunto nella sua a-funzionalità, nel suo apparire fenomenico, il gesto viene compiuto anche se viene prodotto per distruggere l'oggetto. La distruzione dell'oggetto è contraria all'idea tradizionale dell'arte che tende a renderlo funzionale attraverso la sua conservazione e il suo uso, il suono. Ma il suono può significare anche il rumore prodotto dai colpi ripetuti dell'artista che lacera l'oggetto o appallottola intorno a un microfono un foglio di carta.
Il suono non sono solo codici della musica, ma anche il rumore della vita che così diventa musica. La distanza tra l'arte e la vita è sottilissima, dipende soltanto dalla coscienza linguistica dell'artista che compie il gesto.
Forse Delle Chiaie tende, attraverso l'arte, all'architettura sociale, intesa come processo di dinamica permanente che entra in ogni circostanza della vita e dell'organizzazione sociale.
.......L'arte per Delle Chiaie è un modo di conoscenza ed una costante presa di coscienza dei livelli plurimi della vita, una sorta di rivoluzione permanente, che non s'attesta mai sulle proprie posizioni e sulle proprie conquiste. Ma anzi utilizza il proprio agire, non per circoscrivere la presenza e l'intervento , ma per espanderli e dilatarli non nell'acquisizione formale di norme e nuovi linguaggi, bensì per produrre un'arte che è reale soltanto quando produce modelli di comportamento alternativi rispetto al sistema.
Tale modello, proposto come contagio sociale, è sicuramente un uso della libertà, una libertà liberata. Per questo Delle Chiaie ha scelto come teatro espositivo l'en plain air dell'Ara Pacis.
L'arte non è un fine ma un mezzo che massaggia il muscolo atrofizzato della comunità, buca la sensibilità pellicolare del corpo sociale e l'immaginario collettivo, anche per strada. L'arte è rubbish, robaccia utile all'inciampo di un'umanità disastrata dalla telematica.
Fausto Delle Chiaie è un inviato speciale nella realtà che corre in soccorso della vita. Anche la nostra.
un grande artista
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