giovedì 8 marzo 2012

Tano Festa (collezione privata della curatrice)








Festa Tano

Roma 1938-1988.


Uomo dalla raffinata cultura e realmente il fondatore dell’ideologia del gruppo di “Piazza del Popolo”. Esponente di riguardo della Pop Art  italiana, basti pensare che, negli anni ‘60, le sue opere venivano esposte accanto a quelle diNewman,  Rothko e Willem de Kooning, è stato uno dei primi della sua generazione a rovesciare il metodo americano: mentre gli americani raffigurano oggetti di consumo veri e propri ( barattoli di zuppa, bandiera americana, etc.) come simboli artistici da cui trarre l'ispirazione, gli italiani, viceversa, “consumano” l'arte stessa trovando nelle radici culturali della nostra storia i motivi della loro figurazione.

Nel 1957 consegue il diploma in fotografia artistica all’Istituto d’arte di Roma, e partecipa alla rassegna di gruppo introdotta da Pierre Restany con Angeli, Lo Savio, Schifano, Uncini, alla galleriaLa Salita, e soltanto nel ’61 terrà la sua prima esposizione personale.
Fondamentale per la sua carriera è la partecipazione insieme a Schifano, Baj e Rotella alla mostra intitolata “The New Realism” a New York su invito di Sidney Janis.

Nel 1964 arriva la prima Biennale di Venezia, dove viene esposta (per la prima volta) una delle sue “Persiane”, di chiara ispirazione Metafisica New Dada. La scelta del soggetto si intreccia profondamente con la vicenda personale dell’artista: l’anno precedente infatti, Francesco Lo Savio, fratello maggiore di Tano Festa, aveva cercato la morte in un albergo a Marsiglia. La sua morte, sentita come tragica ed eroica, cambia radicalmente l’arte di Tano Festa che, influenzata da un modo malinconico, quasi crepuscolare, di vedere gli oggetti intorno a sé, sottolinea la valenza metafisica degli oggetti che segnano il confine della nostra mortalità: non a caso Festa ricostruisce in legno soprattutto “soglie”.

Negli stessi primi anni '60 si sofferma sui maestri della tradizione italiana e del Rinascimento, in particolare il Michelangelo della Sistina e delle Cappelle medicee; interviene col colore su fotografie o ridipinge a smalto immagini proiettate sulle tele, interpretandole come icone pubblicitarie. Esse rivivono, sovente iterate, in una nuova spaesante dimensione di clima vagamente surreale, ma con immediata suggestione di lettura. A New York inizia il lavoro sui “Cieli” ciclo condotto a termine in Italia e presentato a Milano nella mostra Il Planetario nel 1966. Nel 1967 Festa espone ad Arte in Italia 1960-77' a Torino. Inserisce nuovamente icone famose prelevate dalla storia dell'arte in riquadri geometrici o maschere di colore piatto, senza alcuna componente ironica, pensiamo alle raffigurazioni in chiave moderna dei suoi “Michelangelo”.

Dopo un difficile periodo di scarsa creatività e di deludente riconoscimento da parte della critica, è invitato alla Biennale di Venezia del 1980, 1984. Degli anni '80 la serie “Coriandoli”, ciclo in cui il gesto si trasforma in pura poesia, in cui la libertà fantasticata e sempre teorizzata raggiunge una purezza sublime.
Espone lungo il decennio a varie rassegne sulla Pop art mentre nel 1988 viene organizzata una retrospettiva romana. Dopo la sua morte, è tra i prescelti da M.Calvesi per la rassegna romana Novecento alle Scuderie Papali al Quirinale e Mercati Traianei

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