
domenica 11 marzo 2012
sabato 10 marzo 2012
giovedì 8 marzo 2012
Tano Festa (collezione privata della curatrice)
Uomo dalla
raffinata cultura e realmente il fondatore dell’ideologia del gruppo di “Piazza del Popolo”. Esponente di
riguardo della Pop Art italiana,
basti pensare che, negli anni ‘60, le sue opere venivano esposte accanto a
quelle diNewman, Rothko e
Willem de Kooning, è stato uno dei primi della sua generazione a
rovesciare il metodo americano: mentre gli americani raffigurano oggetti di
consumo veri e propri ( barattoli di zuppa, bandiera americana, etc.) come
simboli artistici da cui trarre l'ispirazione, gli italiani, viceversa,
“consumano” l'arte stessa trovando nelle radici culturali della nostra storia
i motivi della loro figurazione.
Nel 1957 consegue
il diploma in fotografia artistica all’Istituto d’arte di Roma, e partecipa
alla rassegna di gruppo introdotta da Pierre Restany con Angeli,
Lo Savio, Schifano, Uncini, alla galleriaLa Salita, e soltanto nel
’61 terrà la sua prima esposizione personale.
Fondamentale
per la sua carriera è la partecipazione insieme a Schifano, Baj e Rotella alla
mostra intitolata “The New Realism” a New York su invito di Sidney Janis.
Nel 1964
arriva la prima Biennale di Venezia, dove viene esposta (per la prima volta)
una delle sue “Persiane”, di chiara ispirazione Metafisica e New
Dada. La scelta del soggetto si intreccia profondamente con la vicenda
personale dell’artista: l’anno precedente infatti, Francesco Lo Savio, fratello maggiore di Tano Festa, aveva cercato
la morte in un albergo a Marsiglia. La sua morte, sentita come tragica ed
eroica, cambia radicalmente l’arte di Tano Festa che, influenzata da un modo
malinconico, quasi crepuscolare, di vedere gli oggetti intorno a sé,
sottolinea la valenza metafisica degli oggetti che segnano il confine della
nostra mortalità: non a caso Festa ricostruisce in legno soprattutto
“soglie”.
Negli stessi
primi anni '60 si sofferma sui maestri della tradizione italiana e del
Rinascimento, in particolare il Michelangelo della
Sistina e delle Cappelle medicee; interviene col colore su fotografie o
ridipinge a smalto immagini proiettate sulle tele, interpretandole come icone
pubblicitarie. Esse rivivono, sovente iterate, in una nuova spaesante
dimensione di clima vagamente surreale, ma con immediata suggestione di
lettura. A New York inizia il lavoro sui “Cieli” ciclo condotto a termine in Italia e presentato a
Milano nella mostra Il Planetario nel 1966. Nel 1967 Festa espone ad Arte in
Italia 1960-77' a Torino. Inserisce nuovamente icone famose prelevate dalla
storia dell'arte in riquadri geometrici o maschere di colore piatto, senza
alcuna componente ironica, pensiamo alle raffigurazioni in chiave moderna dei
suoi “Michelangelo”.
Dopo un
difficile periodo di scarsa creatività e di deludente riconoscimento da parte
della critica, è invitato alla Biennale di Venezia del 1980, 1984. Degli anni
'80 la serie “Coriandoli”, ciclo
in cui il gesto si trasforma in pura poesia, in cui la libertà fantasticata e
sempre teorizzata raggiunge una purezza sublime.
Espone lungo
il decennio a varie rassegne sulla Pop
art mentre nel 1988 viene organizzata una retrospettiva
romana. Dopo la sua morte, è tra i prescelti
da M.Calvesi per la
rassegna romana Novecento alle Scuderie Papali al Quirinale e Mercati
Traianei
|
domenica 19 febbraio 2012
FABBRICAAIMMAGINE CALLED ARTISTS di Alessandra Pontecorvo
Mariagrazia Benvenuti ha deciso di dedicare la sua vita alla bellezza. Il suo lavoro quotidiano consiste, infatti, nel curare l’immagine delle donne di ogni età che frequentano la sua “bottega”, che divide col parrucchiere Maurizio Gulinello. Poco più di dieci anni fa hanno aperto insieme “Fabbricaimmagine” in Via dei Tre Pupazzi, tra i Borghi di Roma. Nel frattempo ha proseguito nella sua ricerca artistica come pittrice esponendo i suoi quadri in mostre personali e collettive internazionali. Finché le due attività si sono riunite in un lampo di genio. In una bottega di parrucchiere, gli specchi alle pareti si rimandano l’immagine di donne (in prevalenza) che si occupano della loro bellezza. Gli spazi tra gli specchi sono vuoti … ed ecco che a Mariagrazia, estetista/artista, è venuta l’idea di riempirli con immagini ispirate al femminile, alle “Femmine!”. Rifacendosi liberamente a una forma espressiva dell’arte americana degli anni ’60 – la Mail Art, o Arte Postale - e aggiungendo le possibilità comunicative aperte dal Web, Mariagrazia Benvenuti ha fatto partire la chiamata agli artisti, the call for artists tramite la Rete.
La Mail Art è una libera forma di comunicazione artistica che coinvolge tutte le Nazioni del mondo, in grado di sviluppare rapporti di amicizia e fratellanza con il superamento delle distanze geografiche-culturali-ideologiche. Tramite il circuito artistico postale è possibile partecipare a progetti internazionali nell’ambito dei quali le opere confluiscono e vengono poi scambiate e messe in circolazione, prendendo le più svariate direzioni; si può decidere anche di raccogliere ed esporle in un luogo fisico, accompagnando le collettive (i partecipanti possono essere anche un numero enorme, come è accaduto a New York con la chiamata “A Book About Death” - ABAD, dedicata a Ray Johnson, l’ideatore della Mail Art) con incontri durante i quali vengono eseguite installazioni e performance varie.
La paternità di questo circuito artistico/democratico internazionale va attribuita, come già menzionato, al provocatorio e originale artista americano Ray Johnson, , il quale – facendo allora parte del Movimento Fluxus – fondò a New York la CorresponDance School of Art, rendendo così la Mail Art totale e libera, al di fuori degli schemi dettati dal potere e dal mercato. Istituzioni, Scuole e Università si sono sempre interessati a questo movimento perché al suo interno c’è un grande insegnamento di democrazia: in caso di mostra, tutte le opere vengono esposte, in quanto la non discriminazione è uno dei principali aspetti dello spirito della Mail Art. Come ha detto P. W. Kaufmann : Mail Art is not fine art – it is the artist who is fine.
Tornando a “Femmine!”, massimizzare il poco spazio offerto dalla bottega è stata la parola d’ordine, così agli artisti sono state chieste opere di piccolo formato (15x15), che potevano essere spedite in originale o in copia, per posta o tramite Internet. La risposta è stata straordinaria in termini di quantità, ma soprattutto di qualità, come testimonia il blog nel quale seguitano a confluire le opere. Infatti, le opere raccolte sono fruibili sia su Internet (in ordine di arrivo e catalogate per autori, nel blog dedicato http://fabbricaimmagine.blogspot.com/ ) che, nella versione originale o in copia, sulle pareti di Fabbricaimmagine
Finalmente un’idea nuova, a Roma. Finalmente Un’idea. E in un luogo turistico in cui ci sono praticamente solo ristoranti.
Così adesso la bottega/gallery è tappezzata di opere di tutte le provenienze che spaziano nelle tecniche più diverse a comporre i vari approcci creativi ispirati al Femminile. Coerentemente con le premesse, Mariagrazia ha aperto la partecipazione a chiunque volesse mettersi in gioco, perciò è possibile ammirare piccole opere di autori già noti ma anche prove di neofiti “sperimentatori”. Si spazia, quindi, dalle immagini delle sculture di Fulvio Biancatelli, alla sapiente grafica di Monica Seksich, a gli oli di Elmadani Belmadani e Renato Startari (START) e ai pastelli di Fausto Delle Chiaie (presente anche alla Biennale di Venezia 2011) e Sharareh Ghorbani; dalle poesie e brani letterari di Rosaria di Donato, Lucianna Argentino, Alessandra Pontecorvo e Claudio Scarpelli le tecniche miste di _Guroga, Sirskape (Francesco Scapolatempore), Alfredo Granata, Armando Moreschi, Felix Rodriguez e Mariagrazia Benvenuti per venire al gruppo numericamente più rappresentato, quello dei fotografi: Lucio Barbuio, Holly Armishaw, Sergio Coppi, Liliya Lipka, Daniel Remizof, Francesco Mestria, Pasquale Francesco Mesiano, Alessandro Passerini.
Donne soldato e vamp, donne tristi e mistiche, donne tratteggiate e colorate, donne ritratte o immaginate. Donne viste dagli uomini e donne viste dalle donne, raccontate dalle donne. Donne dee e donne streghe. Non vedo l’ora che finisca il 2011 per vedere cosa s’inventa Mariagrazia per l’anno prossimo.
Di Alessandra Pontecorvo
Iscriviti a:
Post (Atom)