lunedì 13 dicembre 2010

Fulvio Biancatelli













Elogio del Vinavil. (ovvero io)
Un nome da supereroe. Aspetto da liquido organico. Odore da piatto da portata. Colore bianco per l’uso, neutro quando si solidifica.
Precursore di molti collanti, più potenti e moderni, ha dopo molti decenni ancora il fluido di una volta, il colorito pallido e la forza di aggrapparsi praticamente a tutto.
Basta saper aspettare e dargli fiducia. Ha bisogno di pensare per saper quello che fa, relazionarsi con quello che ha, trovare confidenza: un timido che ha bisogno di tempo. Nel frattempo si ha la possibilità di cambiare posizione e forma dei legati, prima che la luce permetta quella trasformazione da crisalide in farfalla. Un timido che quando è sicuro dei sentimenti non tradisce mai, forte e combattivo, si sacrifica per te nelle operazioni più ingrate, nell’imprigionare impossibili idee, nello scomparire per far luce alle materie legate: un modesto pieno di orgoglio per l’amicizia stretta.
Una fiducia ripagata con sincerità simbolicamente rappresentata dalla trasparenza che acquista dall’essiccazione.
Col ferro ha un rapporto di odio e amore: gli si aggrappa come disperato, ma gli succhia la ruggine come fosse latte materno creando quegli aloni, quasi funghi che sembrano liquefare il metallo.
Se poi incontra la compagna di vita, quella anilina, polvere colorante, narcisista e irresistibile perde qualsiasi inibizione e si compenetrano generando cristalli traslucidi coloranti la luce.
Torna poi nel proprio barattolo come Aladino pronto per il prossimo desiderio.

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